L’utilizzo dei proxy per l’editing video rappresenta una soluzione per affrontare sfide legate alle risorse hardware, alla velocità di elaborazione e alla gestione dei file video ad alta risoluzione. In parole povere, se il computer non ce la fa a gestire i file raw originali, i proxy aiutano a rendere l’editing video più fluido.
In tutta sincerità, non riesco a ricordare l’ultimo progetto di editing video che ho affrontato senza fare uso dei proxy. Dal mio punto di vista, l’utilizzo dei proxy è diventato un elemento fondamentale nel mio flusso di lavoro, poiché semplifica notevolmente la mia esperienza e rende l’attività di video editing non solo più agevole, ma anche estremamente piacevole.
La disponibilità di questa funzionalità all’interno di tutti i programmi professionali di video editing (Premiere Pro, DaVinci Resolve e Final Cut Pro) ha contribuito a rendere i proxy una pratica comune e accessibile anche a coloro che non sono esperti tecnici. La creazione di proxy è diventata una routine standard per chiunque desideri migliorare l’efficienza del proprio flusso di lavoro, evitando ritardi dovuti a elaborazioni onerose e risorse hardware limitate.
Cosa sono i proxy video e perché crearli
I proxy video sono versioni a risoluzione ridotta dei file video originali. Una volta importati i file video originali all’interno del programma di editing, il programma permette di creare file proxy, che verranno salvati in una cartella di destinazione selezionata dall’utente. L’utente ha inoltre la possibilità di decidere la risoluzione dei file proxy, a seconda delle esigenze.
Ad esempio, se il girato originale è in 4k, i file proxy potranno essere copie 1080p o 720p di ognuna delle clip all’interno di un progetto.
L’idea alla base dell’uso dei proxy video è di dedicare un po’ di tempo iniziale alla creazione dei file proxy, che sono più leggeri e richiedono meno risorse da elaborare rispetto ai video ad alta risoluzione. Questo permette agli editor di avere una risposta più fluida e reattiva durante l’editing, riducendo i tempi di caricamento, il lag e altri problemi che possono insorgere quando si lavora con video ad alta risoluzione su hardware meno potente.
La creazione dei proxy richiede il tempo necessario per codificare tutte le clip selezionate e questo intervallo di tempo può variare in base al numero e al peso delle clip coinvolte. Questa operazione non è immediata, poiché il computer dovrà generare copie a bassa risoluzione di ciascuna clip. Benché possa richiedere un po’ di pazienza iniziale, questa procedura è un investimento che paga nel lungo termine, poiché lavorare con i proxy offre l’opportunità di risparmiare tempo durante l’intera fase di editing.
A livello software, il file proxy di una determinata clip è custodita in una cartella a parte, e il programma di video editing non fa altro che linkare il file originale con il suo file proxy, che avrà lo stesso nome file alla radice, ad esempio se si usa Premiere Pro con l’aggiunta “_proxy” alla fine del nome del file. Per fare in modo che i proxy funzionino correttamente, è ovviamente importante che il link tra il file originale e il file proxy sia correttamente impostato, ma se vengono seguite le procedure corrette questo non sarà un problema.
Utilizzo dei proxy durante l’editing
Una volta creati tutti i file proxy di un determinato progetto, il programma di editing video ci permette, solitamente tramite l’utilizzo di un pulsante o funzione sulla timeline, di passare agevolmente da modalità “proxy” ai file originali. In questo modo quando abbiamo bisogno di velocità e fluidità di operazione attiveremo i proxy, mentre se vorremo guardare il nostro editing a piena risoluzione, basterà disattivarli.
Per sapere a colpo d’occhio se si sta lavorando con i proxy o con i file originali, alcuni programmi permettono di aggiungere un leggero watermark in un angolo della clip. L’occhio esperto è comunque in grado di riconoscere, o ricordare, se i proxy sono attivi o meno, e non mancano le indicazioni visive sul software che i proxy sono attivi.
All’attivazione-disattivazione dei proxy noteremo chiaramente la differenza in prestazioni del sistema su cui stiamo lavorando.
Vale veramente la pena utilizzare i proxy?
Per mia esperienza, assolutamente sì. Possiedo una macchina abbastanza potente, non potentissima, ma i proxy li uso comunque in tutti i miei progetti. Perché?
Il motivo vi sarà chiaro nel momento in cui dovrete gestire un progetto di editing con più di una decina di file video, dove vorrete velocemente scandire tutto il girato e trovare la porzione di clip che interessa inserire nella timeline.
Man mano che il progetto diventa più complesso, aggiungendo effetti e transizioni, color grading, grafiche, tracce audio e tutto quello che serve a completare un video fatto bene, vi accorgerete che la quantità di tempo che si perde ad “aspettare” il computer è notevole. La timeline diventa più pesante e onerosa sulle risorse del PC e quando vorrete velocemente scorrere una clip per trovare il momento giusto, o guardare sulla timeline il risultato del lavoro svolto, il video andrà a scatti e non vi permetterà di lavorare velocemente.
Svantaggi e problemi nell’uso dei proxy video
Elenchiamo velocemente quelli che potrebbero essere i punti deboli dell’utilizzo dei proxy per fare video editing.
- Risoluzione: i proxy hanno meno risoluzione, e quindi se vorrete ingrandire una clip, o controllare l’effettiva qualità del video a tutto schermo, la qualità visiva non sarà eccellente.
- Color Grading: se si lavora con i proxy, spesso si ha a che fare con file video a 8-bit, un bit depth che causa maggiori fratture dell’immagine quando si manipola la colorazione. Per la fase di color grading, si preferisce passare alla visione dei file originali.
- Non funzionano in alcuni casi: per alcuni file video con supporto per multitraccia audio (ad esempio i file .mxf di Sony), non è supportata la creazione di file proxy. Nessun problema per la creazione di proxy dove il file di partenza abbia solo una traccia audio integrata.