Trascrizione del video
Se ti interessa diventare videomaker o content creator, ti potrebbe interessare la mia storia degli ultimi 5 anni. Ho iniziato seriamente la mia attività di videomaking nel 2018 e l’ho gradualmente sviluppata negli anni. Nel 2023 ho avuto un giro d’affari di 90mila dollari australiani, che sono circa 55mila euro, ed è stato il mio anno migliore finora. Durante questo viaggio ho imparato alcune cose, e le voglio condividere in questo video.
Chi sono
Intanto mi presento velocemente, così puoi meglio contestualizzare quello che ti dico oggi. Mi chiamo Mattia, sono nato e cresciuto in Italia, e nel 2012, alla veneranda età di 28 anni mi sono trasferito in Australia, a Sydney. Sono partito senza un piano d’attacco ben definito, con un visto working holiday, e mi son ritrovato a rimanere qui nel lungo periodo.
Nei primi 5-6 anni della mia permanenza down under ho fatto quello che potevo far meglio con le risorse che avevo. E cosa fa un Italiano in Australia? Lavora per una pizzeria. Classico. Ho lavorato nella ristorazione finché non ho sentito la necessità di fare un cambiamento. Ho sempre voluto avere una mia attività e ho sempre avuto un sacco di passione per le arti.
Nel mio passato remoto, ormai si parla di 20 anni fa quasi, la mia passione era quella di fare il musicista, infatti ho frequentato diverse scuole di musica, suonato in diverse band, fatto alcune produzioni e ho anche insegnato e gestito una scuola di musica. Nel tempo libero spesso facevo fotografie con una reflex, e mi sono dilettato a filmare un po’ di video e montarli in maniera assolutamente non professionale.
Quando è esploso il fenomeno YouTube e creazione di contenuti online, per un buon periodo e durante i buchi di tempo non facevo altro che guardare vlog e video di youtubers che parlano di filmmaking. Uno dei miei preferiti è Casey Neistat per darti un nome, che ho scoperto tardissimo perché ho iniziato a guardare i suoi vlog giornalieri circa un mese prima che smettesse di pubblicare giornalmente. Poi Peter McKinnon, altro eccezionale canale YouTube e lui ha un talento veramente fuori misura, e poi oggi di videomaker con talento smisurato ce ne sono tantissimi su tutte le varie piattaforme, anche in Italia ce ne sono molti e apprezzo tantissimo quello che mettono a disposizione online e gratuitamente.
Quindi questo per dirti che grazie a tutta l’antologia di contenuti online che oggi si può avere a disposizione, ho pian piano imparato il linguaggio del filmmaking a pezzettini. Questa conoscenza, unita alla passione che ho sempre avuto, si è poi tradotta nella decisione di iniziare il mio viaggio da videomaker.
Attrezzatura
All’inizio ho fatto pochi acquisti e razionati, la mia prima fotocamera è la Sony a6300, che ho utilizzato per i primi lavoretti insieme ad un paio di obiettivi prime ed un gimbal poco costoso. Poi piano piano ho aggiornato l’attrezzatura man mano che serviva comprare altri pezzi. L’investimento iniziale ovviamente c’è, non si può partire senza mettere in gioco i propri risparmi, oppure si può anche partire noleggiando l’attrezzatura, ma non ritengo che quella sia una strada facile da intraprendere per chi comincia, perché l’attrezzatura bisogna imparare a padroneggiarla bene prima di andare sul set, quindi io mi sento più tranquillo a comprare, imparare e utilizzare attrezzatura mia piuttosto che cercare di imparare una macchina sul campo col cliente che mi guarda.
In totale, negli anni, ho speso fino ad ora un totale di 50mila dollari australiani in attrezzatura per videomaking, che sono circa 30mila euro.
Al momento lavoro con una a7s iii, a7 iv, sony fs5 mark ii, a6500, ho un paio di ninja V per monitorare e registrare in esterno, le mie luci principali sono due amaran 200x, e ho alcune altre luci meno potenti per i contorni e i dettagli. Il resto del budget è diviso tra obiettivi, microfoni e accessori come treppiedi, gimbal, slider, droni, pc e dischi di archiviazione.
Per mia esperienza, e poi magari in un altro video possiamo parlare più nel dettaglio di tutta questa attrezzatura, il punto di pressione più importante è l’affidabilità. Quando sono sul set con il cliente l’ultima cosa che voglio che succeda è che si interrompa la registrazione o che alcuni dei componenti malfunzionino, o nel peggiore dei casi di perdere i file registrati. Per questo, un videomaker professionista, deve innanzitutto, ancora prima di pensare alle cose artistiche e alla qualità dell’immagine, fare in modo di evitare imprevisti. Questo lo si fa registrando con più di una camera, soprattutto nel caso di eventi live, ma anche quando si fanno interviste, e cercando di immaginare cosa possa andare storto durante le riprese, avendo un piano di backup in modo da tornare a casa e non dover dire al cliente cose del tipo: mi dispiace ma dobbiamo rifare le riprese, ho catturato un audio di bassa qualità, ho perso il materiale ecc…
Quindi una volta in business, quando quindi ho iniziato a offrire un servizio a pagamento, la mia priorità era quella di evitare questi scenari. Per questo le camere multiple, i numerosi sistemi di microfonazione, il sistema di backup dei file e tutto il resto.
Marketing e ricerca clienti
Non ti sto a dare tutte le tappe che ho affrontato durante il viaggio degli scorsi 5 anni, però ti do un’idea generale del mio approccio: il primo obiettivo era quello di costruire un portfolio, quindi almeno una manciata di video per far vedere quello che so fare. A quel livello, il prezzo che facevo ai clienti al momento mi fa letteralmente ridere, però questo è un male necessario per potersi alzare da terra e iniziare l’attività. A questo punto i video che facevo servivano più a me che al cliente. Di questo sono sicuro.
Poi una volta fatta un po’ di esperienza e saltati alcuni ostacoli mi sono accorto che c’è richiesta nel mercato. La richiesta può arrivare da tre fonti: la prima è il cliente finale, la seconda è l’agenzia che fa marketing e comunicazione, e la terza è il mio competitor a cui serve una mano per portare a termine un ordine. Il mio competitor potrebbe essere un’altra ditta che fa videomaking, oppure un altro videomaker come me a cui serve un assistente.
Una volta fatta la distinzione tra queste tre fonti, è chiaro che se io lavoro per un’agenzia o per un mio competitor, il vantaggio è puramente monetario. Non faccio altro che lavorare per un altro brand, che ha il contatto con il cliente finale. Dall’altra parte, se ho a che fare con il cliente finale io personalmente, non solo ho acchiappato un lavoro, ma ho creato l’opportunità di crescere il mio brand.
Adesso ti starai chiedendo, come si fa ad acchiappare i clienti? Lì entra in gioco il marketing. Perchè qui ti dico che quando l’obiettivo è quello di vendere servizi di videomaking, le due spese più grosse sono l’attrezzatura e il marketing. E il marketing può costare anche molto di più dell’attrezzatura. Se io iniziassi a fare pubblicità su Google ad esempio, ogni click mi costerebbe 10 dollari per il settore in cui sono io, e se il mio tasso di conversione è del 4%, che è la media di conversione su Google Ads, ogni 100 richieste ne converto 4 in clienti paganti, pagherei mille dollari per ottenere quei 4 clienti. Se ad esempio il mio cliente medio mi fornisse un fatturato di 1,000 dollari, il primo di questi quattro clienti acquisiti serve a coprire solo le spese delle pubblicità. Ecco che qui bisogna fare i conti e capire che tipo di investimento fare in pubblicità per arrivare al target di venduto.
Dall’altra parte con la strategia SEO di traffico organico, quindi senza pagare per le pubblicità ma affidandosi solo al traffico organico, le spese di marketing calano drasticamente. Però ci vuole del tempo per far crescere il traffico organico, è più un investimento di tempo che di denaro, ma è anche più duraturo perché una volta arrivati tra le prime posizioni, è relativamente facile restarci, a meno che non arrivi un cambiamento drastico dell’algoritmo che cambia le regole del gioco.
Quindi nel mio caso specifico, mi sono affidato solo al traffico organico e ad un certo punto ho iniziato a vedere le richieste arrivare tramite il mio sito. Al momento di richieste me ne arrivano circa una quindicina al mese e il mio tasso di conversione è di circa il 20%. Ecco qual è un’altra cosa buona del traffico organico, che converte di più rispetto al traffico a pagamento.
In tutto questo, è stato importantissimo per me imparare le basi del marketing, e capire quale sia la strategia a me più idonea. Quello che faccio io perché i clienti trovino me, piuttosto che io vada alla caccia di clienti, è di lavorare sul mio sito internet in modo che si posizioni sul motore di ricerca per le ricerche che mi interessano. Questo l’ho imparato nel tempo, collaborando con un professionista SEO che mi ha insegnato diversi trucchi del mestiere mentre scrivevo articoli per un sito sul settore delle fotocamere. Le nozioni SEO imparate durante questo percorso parallelo sono state incredibilmente utili, e mi hanno permesso di appropriarmi del mio marketing piuttosto che pagare qualcun altro per farlo.
Esecuzione
A livello di attività quotidiana, se entrano richieste e un prospettivo cliente si mette in contatto, mi occupo di gestire la richiesta e preparare il preventivo. In media esco una volta e mezza la settimana per fare riprese. Circa il 60% dei progetti per i miei clienti è di tipo shoot & edit, quindi tutta la produzione da inizio alla fine incluse le riprese e il video editing. L’altro 40% è di tipo shoot only, quindi faccio solo le riprese e consegno il girato. Questi sono clienti a cui non interessano servizi di video editing perché magari hanno un team interno che si occupa della post produzione, oppure preferiscono fare la post produzione con qualcun altro.
Nella maggior parte dei casi eseguo io tutti i lavori di produzione e postproduzione, e per alcune produzioni ho preso dei videomaker esterni per aiutarmi nelle riprese, e dei video editor esterni per quei periodi dell’anno dove avevo troppo da fare.
Il resto del tempo, quando non mi occupo di comunicare con i clienti, fare riprese e fare video editing, mi occupo di marketing, quindi sistemare e tenere il sito aggiornato, e di progetti paralleli come questo canale YouTube e di scrivere contenuti per contentmaker.it. Contentmaker.it e il canale YouTube li ho costruiti per condividere la mia esperienza e per avere un progetto che posso utilizzare flessibilmente nei momenti in cui ho meno da fare con la mia attività di videomaker. In futuro spero possa diventare più costante nella pubblicazione di contenuti, magari espandendo e lavorando con collaboratori e persone fidate del settore.
Posizionamento nel mercato
Ad un certo punto mi sono reso conto che per crescere un brand, è necessario rimpicciolire la nicchia, perchè questo va a beneficio della riconoscibilità di quello che faccio meglio, e se mi specializzo in qualcosa è più semplice comunicare il mio brand al di fuori e far capire al prospettivo cliente se io sono il servizio giusto per il loro bisogno.
Sono personalmente ancora nel momento di transizione da “far tutto” a “specializzarmi”, però in tutto quello che io comunico tramite il mio sito internet, il linguaggio e i contenuti sono tutti finalizzati al mio cliente ideale. E il mio cliente ideale è il responsabile marketing, il direttore o il proprietario di una azienda di un certo calibro, diciamo dal fatturato tra i 50 e i 200 milioni, o con un numero di dipendenti superiore ai 30. Per esperienza so che quel tipo di cliente è quello che ha il budget per affrontare una produzione video del mio livello, e il mio livello di produzione video, al momento, è medio. Non mi colloco tra gli entry level che costano poco (quindi il videomaker che ti arriva con una mirrorless e un gimbal), ma non appartengo alla categoria di produzioni video che fanno ad esempio le pubblicità (quelli che hanno a disposizione un’intera crew di persone sul set per fare video e filmmaking di livello professionale, o quelli che hanno a disposizione studi professionali). Il mio punto forte sono le interviste sul campo e i video per social media, ed è lì che mi sento sicuro e fiducioso quando faccio il lavoro.
Futuro
Se il trend della mia attività continua nella direzione in cui sta procedendo, le opzioni sono due: la prima è di arrivare ad un tetto massimo di progetti e carico di lavoro che posso gestire da solo, iniziare a fare una cernita dei progetti con cui voglio lavorare, e scartare quelli che non mi interessano, e iniziare ad alzare il prezzo medio della produzione video per incrementare il fatturato. La seconda è di aumentare il carico di lavoro prendendo tutti i progetti che arrivano e andare oltre la soglia di quello che riesco a gestire da solo, e prendere a bordo dei dipendenti che si possano occupare di alcune delle attività. La seconda opzione è quella che mi interessa di più perché mi permette di espandere il business e scalare in maniera più sostanziale, e in un futuro remoto potrebbe anche permettermi di togliermi di mezzo e lasciare che qualcun altro si occupi di tenere in piedi l’attività. Ovvio che la seconda opzione è anche quella più difficile da eseguire perché trovare persone fidate con talento, che siano disposte a lavorare con me piuttosto che aprire la loro attività, è difficile. Comunque niente è impossibile, e spero di poter pubblicare in futuro un nuovo video dove ti dico di avercela fatta, magari fra qualche anno ;=)
Intanto, qui nel canale cercherò di pubblicare più spesso e nel 2024 spero di riuscire ad essere più costante nella creazione di contenuti per contentmaker.it, dove mi interessa creare una community di gente come me che ha la passione per la creazione di contenuti e videomaking. Ok per oggi basta, spero che questo aggiornamento e racconto della mia esperienza ti sia utile e interessante, e se lo è, schiaccia il pulsante like e iscriviti, e ci vediamo nel prossimo video. Ciao.